Renato Ratti è stato l’uomo giusto nel momento giusto per quando riguarda i vini del Piemonte. Grazie al suo sforzo la tradizione e memoria storica sono arrivate fino a noi. Adesso il suo sapere è passato al figlio Pietro che continua a produrre Barolo fresco, Dolcetto, Nebbiolo d’Alba e Barbera.
Non vi è pressoché alcun dubbio che Renato Ratti fosse, nel periodo postbellico, una figura chiave per i vini del Piemonte riguardo alla coltivazione e allo sviluppo, al raggiungimento di uno stile che, senza dimenticare radici e tradizione, puntava a un nuovo piacere di bere per i consumatori e – ultimo ma non certo per importanza – al recupero della memoria storica, finalizzata alla creazione di una documentazione che in permanenza fissasse fatti e diffondesse idee e pensieri che avrebbero altrimenti rischiato di andare irrimediabilmente perduti.
Erano di Ratti, in realtà, le mappe della zona di produzione Barolo e Barbaresco che certificavano quali fossero considerate, all’epoca, le aree dal potenziale di qualità più elevato, i cru che, in Francia, erano stati – appropriatamente – costituiti tramite ufficiale decreto governativo. Il loro numero è aumentato nel tempo, così come è aumentato il livello qualitativo globale delle denominazioni medesime, ma il lavoro di base fu suo e fu pionieristico. Allo stesso modo lo fu la documentazione del livello delle varie annate, un’opera di ricerca – basata su una storia orale meticolosa – che descriveva e assegnava una classificazione precisa ad ogni anno dal 1868 ad oggi. Uno sforzo monumentale che, per fortuna, trasse vantaggio della testimonianza di viventi quando ebbero inizio le interviste negli anni ‘60 e ‘70, cosa che oggi sarebbe impossibile.
Come produttore, Ratti, fra l’altro, introdusse uno stile più nuovo, fresco, fruttato, e più morbido nel Barolo, cosa che si può ancora avvertire nei vini ora prodotti dal figlio Pietro, enologo abilitato, eccellenti come quelli del padre e che ora sono stati affiancati da un piacevolissimo Dolcetto Colombè, un levigato Nebbiolo Ochetti dal distretto del Roero, e un Monferrato Rosso Villa Pattono che mette insieme varietà di uve internazionali e Barbera piemontese.
Rocche dell’Annunziata
Denominazione: | Barolo D.O.C.G. |
Uve: | Nebbiolo 100% |
Grado Alcolico: | 14.5° |